Eleonora stava sul letto appoggiata ai tre cuscini di tappezzeria verde acquamarina, raddrizzava continuamente il manuale di letteratura francese che teneva aperto sulle cosce, piegate a mo’ di leggio. Dondolava le gambe con il movimento avanti e indietro della pianta del piede, affossando i talloni nel materasso per seguire con una sorta di percussione il ritmo di una musica rock che dagli auricolari l’accompagnava nella lettura. Aveva mezz’ora per decidere se accettare la proposta di Chiara e peregrinare verso le undici dallo Stand By al Godzilla, per tentar di incontrarci qualcuno di nuovo un po’ meno suonato delle solite frequentazioni, oppure andare a mangiare una pizza con Margherita, Elena, Alberto, Leonardo e altri due o tre ex compagni del liceo. Il dubbio era gravoso, la scelta non facile: aprirsi all’ignoto e rischiare di non trovare nessuno per scambiare quattro parole o optare per il consueto, con Elena che rimpiangeva il tempo della scuola perché tutti la corteggiavano, seppur per farsi passare le lezioni, Margherita sempre entusiasta del ragazzo di turno, Alberto che di sicuro si sarebbe sgomentato per le difficoltà di Ingegneria, mentre Leonardo idolatrava la nuova conquista nel tentativo, destinato irrevocabilmente all’insuccesso, di far ingelosire Margherita.
Intanto le pagine scivolavano sulla coperta, leggeva e ripeteva i temi delle tragedie di Racine, indifferente alle scene sanguinose e macabre; per niente tormentata dalla notte dei massacri di Troia, sfuggiva la decisione. Per risolvere l’arcano decise di lasciare al caso l’epilogo della serata. Se la madre le avesse chiesto cosa desiderasse per cena, avrebbe optato per i locali notturni, se invece fosse salita in camera per replicare l’ennesima raccomandazione di sbrigarsi a sostenere gli esami che le mancavano alla laurea, la pizza era aggiudicata.
– Come fai a studiare con quel tamburo nelle orecchie? Allora non vuoi proprio finire l’università? Hai già perso due anni non ti basta?
– Ho fatto il Servizio Civile.
– E a cosa ti è servito?
– Mi piaceva stare sull’ambulanza e poi mi sono resa utile.
Meglio non provocarla dicendole che si era divertita.